KIGALI, 15 DICEMBRE – Un incontro con l’Africa che verra’. In visita a Kigali il vice ministro degli Esteri Mario Giro ha avuto un colloquio con Presidente ruandese Paul Kagame da cui ha avuto parole di riconoscenza per tanto sta facendo l’Italia. Cooperazione, imprese italiane in vari settori, dallā aeronautica allāagroalimentare, anche queste sono opportunitĆ reali che creano sviluppo, ha osservato Giro facendo il punto della giornata sulla sua pagina Facebook.
LāItalia ha implementato il training delle forze di sicurezza ruandesi, in particolare grazie al lavoro dei Carabinieri e sviluppato programmi innovativi per lāambiente. “Dal Ruanda ho capito ancora una volta di piĆ¹ come sia dirimente connettere gli interessi nazionali italiani e europei con quelli dei Paesi di origine e transito. I flussi sono una grande questione umanitaria, e allo stesso tempo, il segno della sfida di trafficanti, terroristi e organizzazioni criminali contro le nazioni fragili del Sahel e dellāAfrica occidentale”.
Poi perĆ² cāĆØ anche un’altra Africa. LāAfrica del cambiamento. I giovani africani cominciano ad associarsi ad un processo di start-up, imprese e nuovi lavori. “Tematiche trattate non a caso con intelligenza al recente summit di Abidjan. Qui per la prima volta ad un summit, cāera una rete di giovani di vari Paesi africani in movimento, all’insegna di un futuro migliore”, ha detto il viceministro.
Lāincontro con il Presidente Kagame ĆØ stato anche lāincontro con il prossimo Presidente dellāUnione Africana. “Con lui – ha detto Giro – ho parlato anche delle sfide che si troverĆ ad affrontare come neopresidente e del suo piano di riforma dellāorganizzazione stessa”. Kagame si raccomanda da tempo che lāUa si occupi di meno cose, ma in maniera piĆ¹ approfondita, che si raccordi meglio con le organizzazioni regionali (Ecowas, Cemac, Sadeec, ecc.), che spenda meno e bene; che diventi autonoma finanziariamente (oggi oltre il 60% del suo bilancio ĆØ finanziato dai donatori come la Ue); che sia piĆ¹ efficace nelle crisi. La sua potrebbe essere una presidenza importante e di svolta. Infine, la nuova leadership della Ua dovrĆ occuparsi delle tante crisi politico-etniche e farlo in modo nuovo. LāUnione Africana di domani si prepara dunque a grandi mutamenti. Ne ha bisogno. Noi, ed ĆØ questo il mio messaggio: vogliamo sostenere questo processo”.