“Anche l’Africa deve affrontare il Covid-19. I casi ufficiali finora nel continente sono oltre 13 mila, di cui il 60% si trovano nell’Africa Sub-Sahariana e più o meno il 25% in Sudafrica. Ma i dati sono in continua evoluzione”, ha detto la Del Re notando che molti paesi stanno adottando misure drastiche di contenimento del contagio. In Egitto è stato imposto il coprifuoco notturno mentre nella maggior parte dei Paesi africani sono chiusi i mercati, sono sospesi gli eventi sportivi e culturali, sono vietati gli incontri religiosi e politici. “Talvolta si ricorre all’esercito per garantire il rispetto delle misure. Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, è stata isolata dal resto del paese per rallentare la diffusione del virus. Lo stato di emergenza è stato dichiarato ovunque, per periodi di tempo più o meno lunghi; ad esempio in Sierra Leone, che peraltro non ha ancora confermato alcun caso di Covid-19, lo stato d’emergenza è di un anno”, ha detto la viceministra.

Due settimane fa la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa ha stimato in 30 miliardi di dollari l’impatto economico dell’emergenza nel continente, una somma che per la Del Re non appare sufficiente. Quanto alle conseguenze sulla cooperazione italiana, “stiamo vivendo un momento eccezionale, unico nel suo genere per l’epoca contemporanea, la più grande emergenza sanitaria dal Dopoguerra ad oggi. Siamo tutti coinvolti e tutti dobbiamo lavorare sinergicamente per dare risposte efficaci”.

Del Re ha aggiunto che ci attendono mesi complicati che comporteranno verosimilmente anche una ridefinizione delle iniziative e dell’intera programmazione dell’attività della Cooperazione allo Sviluppo, alla luce dell’emergenza. “Ci stiamo interrogando insieme alla Direzione generale della cooperazione allo sviluppo della Farnesina, all’Aics e a tutti gli attori del sistema-cooperazione, raccogliendo necessità, bisogni, proposte. Tra le priorità nuove è da intendersi sicuramente la lotta al Covid-19 e tutto ciò che questo comporta: programmi ancor più mirati nel settore della sanità e della prevenzione, iniziative di awareness specifiche soprattutto per i gruppi più vulnerabili e, quindi, più esposti al contagio, e maggior sostegno alle comunità localisempre ascoltando quanto ci arriva “dal campo”, in collaborazione e partnership con le comunità locali e sempre con gli stessi grandi valori “italiani” che ci ispirano e che guidano la nostra azione”.

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(@OnuItalia)