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19 Marzo 2024

Sud Sudan: allarme agenzie Onu, fame minaccia metà della popolazione

GIUBA, 21 FEBBRAIO – Siccità, cavallette, inondazioni, insicurezza alimentare: il continente africano resta sotto stretta osservazione da parte delle agenzie dell’Onu che oggi, per il Sud Sudan in particolare, lanciano l’ennesimo allarme: oltre la metà della popolazione del giovane stato africano è minacciata dalla fame.

Tre agenzie delle Nazioni Unite hanno segnalato oggi che circa 6,5 milioni di persone in Sud Sudan – oltre la metà della popolazione – potrebbero trovarsi in una situazione di insicurezza alimentare acuta nel picco del periodo di carestia (maggio-luglio).

La situazione è particolarmente preoccupante nelle zone maggiormente colpite dalle inondazioni del 2019, in cui la sicurezza alimentare è notevolmente peggiorata dallo scorso giugno, secondo il rapporto ‘Scala di Classificazione integrata della sicurezza alimentare (IPC)’ pubblicato oggi dal governo del Sud Sudan, dalla FAO, dall’UNICEF e dal Programma Alimentare Mondiale WFP.

Particolarmente a rischio sono 20.000 persone che – a partire da gennaio – sono esposte ai livelli di fame più estremi (livello di “catastrofe” dell’insicurezza alimentare o IPC 5) nelle contee di Akobo, Duk e Ayod che l’anno scorso sono state colpite da forti piogge e necessitano di interventi intensi e urgenti.
Secondo l’Onu da qui a luglio è previsto un graduale peggioramento della fame, soprattutto a Jonglei, nell’Alto Nilo, Warrap e nel Bar El-Ghazal settentrionale, con oltre 1,7 milioni di persone esposte al livello di “emergenza” di insicurezza alimentare (fase IPC 4), in seguito alle devastanti inondazioni e ai bassi livelli di produzione alimentare. Nel corso del periodo di carestia saranno 33 le contee a raggiungere il livello di “emergenza” di insicurezza alimentare, un netto incremento dalle 15 di gennaio. In generale, a gennaio 5,3 milioni di sud sudanesi erano già in difficoltà nel reperire cibo a sufficienza ogni giorno, o erano esposti a livelli di insicurezza alimentare di “crisi” o peggiori (fase IPC 3 e oltre).

“Nonostante alcuni miglioramenti stagionali nella produzione alimentare, il numero di persone affamate rimane pericolosamente alto, e continua ad aumentare. Inoltre, ora c’è il problema degli sciami di cavallette, che potrebbero ulteriormente peggiorare la situazione. È importante mantenere e incrementare il nostro sostegno alla popolazione del Sud Sudan, in modo che possa ripristinare o migliorare i propri mezzi di sussistenza e la produzione alimentare, e mettere in grado il governo di gestire l’invasione di cavallette”, ha detto Meshack Malo, Rappresentante della FAO in Sud Sudan.
A partire da febbraio è previsto un incremento della fame, dovuto principalmente all’esaurimento delle scorte alimentari e agli elevati prezzi dei prodotti alimentari. Nel complesso, gli effetti delle inondazioni e delle conseguenti migrazioni della popolazione, dell’insicurezza localizzata, della crisi economica, della scarsa produzione agricola e dei lunghi anni di esaurimento delle risorse continuano a mantenere affamate le persone.

foto UNMISS
foto UNMISS

“Lo stato della sicurezza alimentare è terribile”, ha detto Matthew Hollingworth, Direttore del WFP in Sud Sudan. “Qualsiasi tipo di miglioramento fatto è stato vanificato dalle inondazioni alla fine del 2019, specialmente per le comunità più difficili da raggiungere. Il paese si trova in un momento cruciale. Sabato prossimo dovrebbe formarsi il governo di unità nazionale, ponendo fine ai conflitti. Dovremo fare di più per soddisfare le urgenze dei più vulnerabili e garantire che le comunità del paese possano risollevarsi per contrastare le inevitabili crisi climatiche e alimentari in futuro”.

1,3 milioni di bambini malnutriti

Si stima che nel 2020 1,3 milioni di bambini saranno esposti a malnutrizione acuta.  Tra il 2019 e il 2020 la prevalenza di malnutrizione acuta tra i bambini è leggermente aumentata dall’11,7 al 12,6% in tutto il paese, ma l’aumento è stato notevolmente maggiore nelle contee colpite dalle inondazioni – dal 19,5% al 23,8% a Jonglei, e dal 14 al 16,4% nell’Alto Nilo. Ciò può essere attribuito alla ridotta disponibilità di cibo e all’elevata morbilità – dovuta principalmente all’acqua contaminata e alla recrudescenza della malaria dovuta all’acqua stagnante.

“Nel corso degli anni e con il supporto dei donatori stiamo riuscendo a gestire la malnutrizione. Con il sostegno dell’UNICEF e dei suoi partner, il 92% di tutti i bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave ha ricevuto assistenza e più di nove su dieci sono guariti. In ogni caso questi bambini non dovrebbero affatto essere esposti a malnutrizione. L’accesso a cibo a sufficiente, adeguato, all’acqua e ai servizi igienico-sanitari sono diritti umani e sono fondamentali per scongiurare la malnutrizione. È necessario un cambiamento di paradigma con un approccio multisettoriale alla malnutrizione, che ci garantisca di gestire bene tanto la prevenzione quanto la cura”, ha affermato Mohamed Ag Ayoya, Rappresentante dell’UNICEF in Sud Sudan.

Reagire alla crisi

La FAO nel 2019 ha fornito assistenza d’emergenza per i mezzi di sussistenza, tra cui sementi, attrezzi agricoli e kit da pesca, a oltre 3,5 milioni di persone e ha curato o vaccinato circa 8 milioni di animali. La FAO ha inoltre supportato oltre 60.000 famiglie colpite dalle inondazioni per aiutarle a ripristinare i loro mezzi di sussistenza. Quest’anno l’Agenzia dell’Onu mira a incrementare la produzione alimentare e a tutelare i mezzi di sussistenza distribuendo sementi di ortaggi, attrezzi agricoli, attrezzi per l’agricoltura, kit per la pesca e kit di ortaggi, nonché fornendo assistenza in denaro alle persone più bisognose. La FAO sta inoltre effettuando vaccinazioni e cure per il bestiame per proteggere oltre 3 milioni di animali da malattie e malnutrizione. Per il suo programma di interventi per il 2020 la FAO richiede 75 milioni di dollari.

L’UNICEF richiede 253 milioni di dollari per trattare un numero maggiore di bambini malnutriti e intensificare gli sforzi di prevenzione attraverso interventi intersettoriali nei settori della nutrizione, dell’acqua, dei servizi igienico-sanitari, della salute e della comunicazione per lo sviluppo.

Nel 2020 il WFP prevede di assistere circa 5,4 milioni di persone, fornendo cibo salvavita ai più vulnerabili, assistenza alimentare alle comunità per costruire o ripristinare le loro risorse, pasti scolastici e prodotti nutrienti speciali per prevenire e curare la malnutrizione tra i bambini e le donne incinte o in allattamento. Per i prossimi sei mesi il WFP ha urgente bisogno di 208 milioni di dollari per soddisfare le esigenze immediate e rafforzare la resilienza delle persone nei prossimi sei mesi. Il WFP punta a pre-posizionare 190.000 tonnellate di cibo in oltre 60 magazzini prima dell’inizio delle piogge a maggio, il che non solo aiuterà a salvare vite umane, ma ridurrà anche i costi, rendendo superflui i costosi lanci aerei quando molte aree diventeranno irraggiungibili su strada.

Maria Novella Topi
Maria Novella Topihttps://www.onuitalia.com
Maria Novella Topi è stata a lungo capo servizio della Redazione Esteri dell'Ansa. Tra le sue missioni l'Albania (di cui ha seguito per l'agenzia la caduta del comunismo e le successive rivolte), l'Iraq e la Libia. Ha lavorato per lunghi periodi nell'ufficio di corrispondenza di Parigi. Collabora da Roma a OnuItalia.

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